1° recensione Alexander

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. -silvi@-
     
    .

    User deleted


    Alexander, i commenti
    Enfatico, confuso, geniale, straordinario, sono controverse le reazioni che l'ultimo film di
    Oliver Stone ha suscitato nella critica italiana

    Prevale l'insoddisfazione, ma non mancano giudizi benevoli o lusinghieri nella panoramica di recensioni raccolta da quotidiani e riviste online.
    Accoglienze migliori di quelle riservate dai critici d'oltreoceano, ma che non riscattano completamente la prova di Oliver Stone, leggere per credere.

    Fabio Ferzetti – Il Messaggero
    Il regista appare confuso, enfatico, sopraffatto dalla materia trattata Farrell, Jolie, Kilmer bocciati L'Alessandro di Stone? Meglio Conan il barbaro
    ...Così non è la chiave edipica, ci mancherebbe, a essere debole in sé. E' la pochezza estetica e recitativa del terzetto Val Kilmer-Angelina Jolie-Colin Farrell, ovvero Filippo, Olimpiade e Alessandro, a rendere i tormenti intimi del giovane re declamati e inautentici. Sono i serpenti eternamente attorcigliati attorno alla dionisiaca Jolie, l'occhio platealmente guercio di Kilmer, le chiome lucenti di Alessandro e dell'amato Efestione, a rendere quest'antichità risibile, hollywoodiana e, peggio, sottomessa con insistenza a un gioco di parallelismi col presente che vorrebbe ben altre sottigliezze (a proposito di serpenti: non erano più spaventosi quelli di Conan il Barbaro, lontano capolavoro "fantasy" di John Milius che lo stesso Stone sceneggiò pensando proprio alle gesta del divino Alessandro ma in beata libertà, senza sentirsi schiacciato dal peso storico del personaggio?).

    Mariarosa Mancuso - Il Foglio
    (...) Sono scenette davanti a cui è impossibile star seri, con tutto il rispetto per Oliver Stone, che evidentemente non conosce la regola "never complain, never explain". Ha già fatto sapere che chi non apprezza il suo film va considerato un ignorante senza speranza. (...) gli anacronismi tanti. I guerrieri hanno il sangue fin sui denti, ma le gambe depilate. L'ombroso destriero Bucefalo viene addestrato con tecniche da "giovanetto che sussurra ai cavalli". La mamma scellerata (sarebbe Olimpia, ma nell'italiano dei doppiatori diventa Olimpiade) spiega al figlio che il marito "si fa beffe di Dioniso ogni sera". Essendo Dioniso il dio dell'ubriachezza e della sregolatezza, noi abbiamo capito che va a dormire sobrio e non la tocca mai.

    Lietta Tornabuoni - La Stampa
    Biografia poco riuscita (...). Grande spreco di psicoanalisi d'accatto sui suoi rapporti con la madre e con l'amatissimo ragazzo Efestione; costruzione ellittico-confusa. (...)

    Dario Zonta - L'Unità
    (...) il film è il meno riuscito della filmografia di Stone e giace supino anche nella lista dei film storico-epico-mitici. (...) noioso, indeciso e pomposo. Alexander non è niente di preciso. Stone è caduto nel classico errore di chi si raffronta con le figure complesse: tentare di contenerle. Alexander non è un film biografico, non è un film storico, non è un film «epico», non è un film politico, non è un film ritrattistico. È un po' di queste cose e nulla nello specifico. (...)

    Tullio Kezich – Corriere della Sera
    Purtroppo il film consuma buona parte di tre lunghe ore divagando sul padre crapulone e violento (Filippo è un Val Kilmer di repertorio), sulla madre intrigante e nefasta (assurda l'idea di scegliere Angelina Jolie, coetanea del figlio), sulle poco coinvolgenti passioni omo ed etero del protagonista, sul suo temperamento crudele (anche se la ferocia risulta ammorbidita nella prestigiosa incarnazione di Colin Farrell). Il tutto in una superflua cornice agiografica, affidata a un Anthony Hopkins in vena di recitazione sindacale, e nel frastuono ossessivo della musica di Vangelis che non concede tregua.

    Mattia Pasquini – 35mm.it
    La figura del 'Grande macedone' non mancherà di attrarre critiche, e non del tutto infondate, ma forse questo è più un film da farsi raccontare e di cui apprezzare le ricostruzioni e le ambientazioni. Favoloso vedere (per quanto inventati) la biblioteca di Alessandria, il suo porto, il faro, i giardini di Babilonia, il tempio di Pallade Atena... basterà?

    Adriano Aiello – Castlerock.it
    Il risultato è un film discutibile, non del tutto negativo, ma certamente costellato da molti momenti poco convincenti e caratterizzato da una struttura generale piuttosto debole. E' stato un insuccesso negli Stati Uniti e probabilmente non farà faville nemmeno in Europa. A questo proposito, è fondamentale premettere, prima di portare successive argomentazioni, che, in barba a tutte le polemiche, il film non funziona per motivi squisitamente cinematografici sintetizzabili nell'eccessiva verbosità, in un'evidente difficoltà a comunicare con lo spettatore e per uno stile piatto e anche un po' antiquato. Elementi che in film di quasi tre ore fanno sentire il loro peso e che mostrano le prime avvisaglie già dall'infelice incipit affidato alle parole del suo fedele generale Tolomeo (un caricato Anthony Hopkins), a cui è affidata la narrazione degli eventi.
    Per contro ai suoi numerosi difetti, Alexander è uno dei pochi peplum rilevanti sotto il profilo storico

    Marco Spagnoli – Corriere della Fantascienza
    Alexander è un film epico intenso e straordinario che tra sogno politico e necessità spirituale porta lo spettatore al fianco di un re nel vivere una delle più grandi avventure militari della storia dell'umanità rivelatasi - alla fine - una conquista sociale che ha cambiato la storia dell'umanità aprendo la strada a Roma e all'idea di mondo abitato da uomini diversi, ma uguali e non più 'barbari'.

    Lo Spettacolo.it
    Sulla carta dunque un ottimo progetto, peccato che il film non decolli, gli spettatori rimangono sonnecchiando a terra fin dalla ridicola presentazione iniziale con le scritte in greco che si trasformano in italiano.
    Oliver Stone non riesce a infondere lo spirito di Alessandro nello spettatore ma solo a narrare la pedissequa e prolissa (tre ore!) ricostruzione dei fatti. Non basta dunque l'affascinante ricostruzione di una Babilonia peccatrice e seduttrice, così come non è sufficiente la maestria con la quale il regista americano racconta le sanguinose battaglie: il risultato è noioso, pomposo e addirittura ridicolo. Si, perché dopo Brad Pitt in gonnella con i bicipiti oleati ben in mostra, si passa a un Alessandro Magno dalla chioma platinata in sella al prode Bucefalo, sembra proprio che Hollywood non sia affatto preparata per l'Antica Grecia, troppo sofisticata e complessa, o forse troppo mito per entrare nella patinata mecca del cinema.

    Autore: FC - Data: 20 gennaio 2005

    link
     
    .
  2. lulajolie
     
    .

    User deleted


    ci rido sopra...xkè in Italia Alexander ha avuto un grande successo!!!! le sale sono piene..quindi, questa gente perde tempo e inchiostro!!!!!
     
    .
  3. antoniobis
     
    .

    User deleted


    http://www.film.tv.it/opinioni.php?film=27...2b1fb148b9e2430

    i lettori di film tv stanno letteralmente dicendone di tutti i colori ai critici del loro giornale, sono indignati per le recensioni ad Alexander che tutti hanno trovato invece un bel film. Nonriescono a capire proprio le critiche...andate a leggere le opinioni al link sopra
     
    .
  4. Yle
     
    .

    User deleted


    ....è vero antonio, le leggevo proprio ieri e davvero sparano a zero sui critici e sulla loro incapacità di giudicare .....go raga goooooooooooooooooo!!!!!!
     
    .
  5. -silvi@-
     
    .

    User deleted


    olèèèèèèèè
     
    .
  6. antoniobis
     
    .

    User deleted


    Alexander ha avuto una nomination agli GLAAD Media Award


    informazione su i GLAAD:
    GLAAD Media Awards
    Also known as: The (n)th Annual GLAAD Media Awards
    Location: USA
    Media type(s): Film, Television, Misc
    Event type: Special interest event
    Official website(s): http://www.glaad.org/events/mediaawards/index.php
    Notes: The Gay & Lesbian Alliance Against Defamation (GLAAD) is dedicated to promoting and ensuring fair, accurate and inclusive representation of individuals and events in all media as a means of eliminating homophobia and discrimination based on gender identity and sexual orientation. (from the GLAAD web site, 2002)
    The GLAAD Media Awards honor gay/lesbian achievements in various fields of media work. Besides film and television also achievements in theatre, music, print media and advertising are recognized.

     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Maybe this world is another planet's Hell

    Group
    Administrator
    Posts
    9,360
    Location
    Varese

    Status
    Offline
    ...in attesa delle nominations per gli Oscar il 25 gennaio
     
    .
  8. -silvi@-
     
    .

    User deleted


    speriamo!

    Edited by -silvi@- - 21/1/2005, 19:22
     
    .
  9. lulajolie
     
    .

    User deleted


    scalata agli oscar....olè...speriamo!!!!
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    io mi fido degli uomini e del diavolo che c'è in loro che non mi fido..

    Group
    Member
    Posts
    5,160
    Location
    Puglia

    Status
    Offline
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    io mi fido degli uomini e del diavolo che c'è in loro che non mi fido..

    Group
    Member
    Posts
    5,160
    Location
    Puglia

    Status
    Offline
    ALEXANDER (id.)
    Di Oliver Stone, con Colin Farrell e Angelina Jolie; formato: 2.35:1; 2004

    Se c’è una cosa che in questi giorni riesce a lasciarmi di sasso (cinematograficamente parlando) è il numero di volte che mi è toccato sentir paragonare ‘Alexander’ a ‘Troy’, oltretutto vedendo vincitore il secondo titolo. Mi chiedo, sinceramente, come si possa soltanto pensare di pronunciare il nome dei due film nella stessa frase, figuriamoci quindi quanto può lasciarmi di stucco il paragonare quella pagliacciata miserabile di ‘Troy’ ad ‘Alexander’, una pellicola che ha sicuramente i suoi difetti ma che va ben oltre il mero dispiego di muscoli unti.
    Se poi penso che molti hanno preferito la baracconata di Wolfgang Petersen al film di Oliver Stone, beh, allora non mi stupisce più di tanto il sistematico successo che riscuotono i filmacci di merda con Boldi & DeSica (puttanate che adesso va di moda riabilitare con articoli d’elogio; fa tanto snob).

    ‘Alexander’, dicevo, è un film imperfetto ma carico di energia e di cinematografico sturm und drang, una pellicola che trasuda personalità da tutti i pori e che mostra in ogni suo fotogramma di essere un film di Oliver Stone, nel bene e nel male. Nonostante il budget gigantesco (che 99 volte su 100 si traduce in forti restrizioni creative da parte degli studios che finanziano il progetto), Stone ha saputo mantenere in primissimo piano le tematiche a cui teneva e l’estetica che da sempre lo contraddistingue, riuscendo a rendere riconoscibilissimo il suo tocco anche nelle scene più spettacolari – quelle delle battaglie – che non si riducono mai alla solita mega-rissa tra comparse digitali ma che, anzi, emergono dalla massa a colpi di furia, eleganza visiva e schizzi di sangue e sudore.

    Segue SPOILER

    Sempre le stesse sequenze, inoltre, hanno la capacità di far progredire e riassumere la storia raccontata fino a quel punto arrivando a condensare in una singola inquadratura la conclusione di un’intera vita: Alessandro a cavallo – rappresentante di un’intera civiltà – fronteggia un elefante imbizzarrito (simbolo dell’India intera) uscendo sconfitto dal confronto, un’immagine che quindi vede la sfrenata ambizione ed audacia di un uomo combattere contro l’enormità dei suoi stessi obiettivi.

    Fine SPOILER

    Specializzato in “biopic” provocatori e mai accomodanti (si pensi ai precedenti ‘JFK’, ‘Nixon’, ‘The Doors’ e per certi versi anche ‘Talk Radio’), Oliver Stone ha sempre saputo cogliere l’essenza umana e l’importanza storica del personaggio trattato riuscendo allo stesso tempo a raccontarne la vita attraverso gli episodi più significativi; il compito di portare sullo schermo le imprese e le contraddizioni di Alessandro il Grande non era facile di per sé, e il regista è finito con l’inciampare in uno sgradevole “effetto polpettone” che coglie quando – allo stesso tempo – si vuole sviscerare la vita e la complessa psiche di un personaggio tanto sfaccettato.
    Il film è spesso impegnato su troppi fronti: il difficile rapporto tra Alessandro e suo padre, la machiavellica madre, la bisessualità espressa attraverso l’amore per Efestione e per la combattiva moglie, gli episodi che hanno alimentato la smisurata sete di conquista del condottiero e gli eccessi che ne hanno decretato la fine… tutto questo mentre si cerca anche di far vedere in che modo un tizio poco più che ventenne sia riuscito a conquistare mezzo mondo.
    Davvero troppo, anche per un regista del Troppo come Oliver Stone.
    Mettere a fuoco soltanto pochi dei molti aspetti della vicenda sarebbe stato limitante ma avrebbe sicuramente dato più respiro e snellito un film che sembra spesso costipato, saturo di avvenimenti.

    Nel comparto tecnico si segnalano soprattutto le musiche di un ritrovato Vangelis, la spettacolare fotografia di Rodrigo Prieto, i bellissimi costumi di Jenny Beavan e le scenografie mozzafiato di Jan Roelfs.
    Per quanto riguarda il protagonista Colin Farrell, la domanda che mi sono posto per tutto il film è stata “riuscirebbe quell’uomo a conquistare la fiducia di centinaia di migliaia di persone spingendole addirittura a morire per lui?”. La risposta è stata “Sì, a patto di non fare troppo caso a quel terrificante mullet biondo che stona terribilmente con quei sopracciglioni neri…”. Colin ce la mette tutta: sbraita, urla, proclama, piange, ride e si dispera, riuscendo a portare sullo schermo una buona performance a cui non mancano le sfumature necessarie a ritrarre con la giusta ricchezza di particolari un personaggio tanto difficile.
    Bravi anche Val Kilmer (Re Filippo, padre di Alessandro), impegnato in un’interpretazione “selvaggia” di un carattere forte, e Angelina Jolie (mamma Olimpiade), che ha saputo dare il giusto tocco di perfidia ad un personaggio molto ambiguo. Impossibile citare Rosario Dawson senza tirare in ballo le sue gigantesche tette, messe in bella mostra in più di un’inquadratura. Lasciano senza fiato; ad ogni apparizione di tali ghiandole mammarie la sala del cinema piombava in un ipocrita silenzio di tomba, segno che le poltrone erano occupate principalmente da coppie.
    Ah, dimenticavo: Angelina Jolie ha gli occhi più belli della storia del pianeta Terra. Peccato per quei labbroni…

    Il prossimo che vi dice che ‘Troy’ è meglio di ‘Alexander’ mandatelo a cagare.
     
    .
  12. lulajolie
     
    .

    User deleted


    Ieri sera ho sentito su rai uno a cinematografo..ALEXANDER 1 POSTO COME FILM PIU' VISTI IN ITALIA:....olè...hanno avuto da ridire, ma era solo un vecchio stolto, e credo...non sia importante!!!!

    CITAZIONE
    Angelina Jolie ha gli occhi più belli della storia del pianeta Terra.

    strastrastrastraquoto

    Edited by lulajolie - 24/1/2005, 13:03
     
    .
  13. -silvi@-
     
    .

    User deleted


    Nonostante la forza con cui lo stesso Oliver Stone, regista della pellicola, abbia deciso di difendere la sua ultima opera, il film che ripercorre le gesta del grande Alessandro, rimane un enorme punto interrogativo. A metà strada tra la pellicola bibliografica, il kolossal ed il romanzo rosa il prodotto di Stone, probabilmente accecato dal desiderio di realizzare questo film che per suo stesso dire aveva sempre sognato di dirigere, si perde nei meandri della complessa personalità del suo protagonista. Nelle sue tre ore di durata, infatti, il film si snoda con una lentezza esasperante attraverso la vita privata di Alessandro, dimenticandosi ciò che realmente è il suo personaggio: un condottiero. Poche battaglie gestite male, rendono la pellicola spesso dura da digerire. Considerando comunque legittima la decisione del regista di concentrarsi sulla vita privata del condottiero macedone, ci rimane incomprensibile il motivo per cui Stone, che nel proprio mestiere è un maestro, abbia deciso di tralasciare l’importanza della guerra nella formazione di Alessandro. Nei momenti in cui è la sete di conquista a parlare per bocca del biondo monarca interpretato da Colin Farrell, ci sentiamo di fronte ad un filosofo più che a un condottiero: i suoi uomini non lo appoggiano mai a pieno come invece ci si aspetterebbe da un trascinatore del carisma di Alessandro “il grande”. Molto più coinvolgente la personalità dei due genitori del protagonista: la madre Olimpiade ed il padre Filippo. La prima (interpretata da Angelina Jolie) è allo stesso tempo glaciale e impetuosa nel dirigere la vita del figlio, soprattutto nella gioventù, verso un odio sconsiderato nei confronti del padre. Questi che ha l’aspetto di Val Kilmer è il prototipo del tiranno, rude e feroce, ma allo stesso tempo speranzoso che il figlio ricalchi le sue orme verso la conquista del mondo intero. Il sogno del padre è infatti il demone che darà inizio alla cavalcata di Alessandro; un’avventura dalla quale Oliver Stone ha estratto solo la sua verità.

    Luca Bargellini
     
    .
  14. Ile@n@
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Ah, dimenticavo: Angelina Jolie ha gli occhi più belli della storia del pianeta Terra. Peccato per quei labbroni…

    ................... nn poteva ,mancare!! cosa darei io per avere le sue labbra... mi prenderei a martellate la bocca...
     
    .
  15. antoniobis
     
    .

    User deleted


    Alejandro Magno, de Oliver Stone
    Angelina Magna
    Tras el desembarco estival de las tropas griegas lideradas por Aquiles y comandadas por el alemán Wolfgang Petersen entrenadas para conquistar la ciudad de Troya y las carteleras mundiales, nos llega la segunda aproximación al mundo antiguo ofreciendo una aproximación a una de las figuras más importantes de la historia de la humanidad, Alejandro Magno. Quien más quien menos conoce la trayectoria del rey de macedonia que logró con 25 años ser poseedor de un imperio compuesto por el 90% del mundo conocido y cuya importancia sigue siendo hoy capital. Pero como esto no es una lección de historia ni yo un catedrático, mejor me dedico a hablar de la película que nos llega no sin una gran controversia que le precede.

    Y es que el aspecto más singular y atractivo de esta propuesta es la firma que lo avala. Uno de los directores más excesivos del panorama cinematográfico actual ha filmado la historia de un personaje que le tenía obsesionado desde hacía más de diez años y que por fortuna para él ha podido ver colmada su necesidad de trasladarlo a la pantalla.

    Si bien es cierto que la película desconcierta durante su primera hora, no es menos cierto que Stone ha conseguido una de las obras más personales de su carrera. La identificación entre Stone-Alejandro es total comprobando en ciertas ocasiones del metraje que las palabras que surgen de la boca del protagonista no son sino la extrapolación de las ideas del cineasta, y ahí radica quizás la mayor virtud de la película. La modernidad y la actualidad que rezan la política y sobretodo los ideales de Alejandro que aboga por una conjunción total entre pueblos, lenguas y razas dejando de lado cualquier atisbo de posible intento de creerse superior a cualquier otro pueblo. El sueño de Alejandro de conseguir un mundo unitario y lo más alejado posible de la tiranía se puede aplicar hoy en día a cualquier conflicto armado o político que nos salpica continuamente día sí y día también y una vez más la historia nos demuestra como las ideas y los hechos que tuvieron lugar hace miles de años asusta la actualidad, e importancia en nuestros días.

    Acostumbrado y a gusto abordando vidas o ciertas aproximaciones a la vida de personajes reales y trascendentales en la historia de la humanidad, Stone encuentra en Alexander la película de su vida. Tras acercarse decidido a la figura de John Fitgerald Kennedy, retratar a Castro en dos polémicos pero honestos documentales o mostrar el lado más oscuro y humano del ex presidente Nixon, Stone se sumerge por completo en la figura del conquistador con mucho respeto y admiración resultando una película valiente y mucho más compleja de lo que a simple vista parece.

    Visionando el largometraje es loable el intento del director de mostrar un protagonista lo más humano posible haciendo hincapié en el lado más natural y terrenal de un chico de 25 años que dominaba el mundo, siendo tremendamente fiel a los hechos históricos que se convirtieron en leyenda, centrando todo su interés y la mayor parte de la trama en bucear dentro de la personalidad de Alejandro, acercándolo durante el 90% del metraje al espectador mostrando sus carencias, ambiciones, intimidades y pensamientos para provocar una empatía que un enfoque mucho más épico hubiera neutralizado. Por ello Stone no se marca ninguna prisa y a través de sus tres horas de duración conoceremos al futuro rey del mundo desde que nace prácticamente para comprobar los diferentes actos que le marcaron durante su vida para llegar a convertirse en el hombre más poderoso del planeta. Quien espere encontrar una película sobre batallas quedará decepcionado ya que sólo hay dos en toda la película, la grandiosa batalla de Gaugamela donde 47.000 soldados macedonios derrotaron a 250.000 hombres persas bajo las órdenes del Rey Darío y que inició la leyenda de Alejandro Magno, y la batalla final en la india, toda una carnicería y un disfrute para los fans más acérrimos del estilo desmesurado de su director.

    Las visicitudes con las que debe lidiar Alejandro son la trama principal de la película, siendo las más importantes las relaciones que mantiene con su madre Olimpia, su esposa Roxana, su padre Filipo y sobretodo con su general, amigo, amante Hefestión. Para el director, la búsqueda de Alejandro por todo el mundo es la búsqueda de un ideal, una utopía como bien ha demostrado la historia tras su muerte, y una búsqueda del amor en sus más diversas formas. En el caso del conquistador, la maldición acerca de la soledad del emperador es cierta porque como el protagonista afirma en un momento de la película, ha fracasado. No encuentra consuelo en los brazos de Roxana, su amor con Hefestión parece prohibido, la turbulenta relación con su padre sigue marcándole aún muchos años después de su muerte queriendo probar siempre que ha llegado mucho más lejos que él y es mejor de lo que Filipo fue jamás, y por último la compleja relación con su madre, que en la película nos deja una visión de una bruja, una arpía conspiradora que ama a su hijo por encima de todo y cuya ambición por que sea coronado rey le impulsará a hacer cualquier cosa y cuyo fantasma no podrá desprenderse de Alejandro ni en el momento en que éste muera.

    La compleja carga psicológica que envuelve la figura del héroe juega en su contra ya que terminada la película uno echa de menos esa pasión que inspira normalmente ver una película de estas características acerca de un personaje influyente y que otros cineastas como Mel Gibson sí consiguieron en Braveheart por ejemplo.

    La contención con la que Stone filma la mayor parte de la película recuerda en parte al vuelco que sufrió Polanski al dirigir la magnífica El pianista y es que en ésta ocasión como en el caso del director de Piratas, el profundo respeto y devoción que siente por el personaje principal y por la historia puede más que cualquier atisbo de autoridad superficial o gusto por la experimentación. Stone demuestra con una planificación sobria y muy cercana siempre al protagonista su respeto por lo que cuenta.

    Antes que nadie se tire de los pelos, no todo en Alexander es un retrato humanista y es que el mayor halago con el que cuenta el cineasta es el dominio de la historia que tiene entre manos. El director de Platoon no olvida el componente épico de Alejandro y por ello dota a toda la película de un aura inmortal encarnada en la figura de Ptolomeo, quien fuera compañero de armas de Alejandro y que cuarenta años después de su muerte ya convertido en faraón de Egipto dicta su historia a los escribas para que quede en poder de la humanidad. Todo el relato en forma de flashback adornado por la grandeza que le imprime la enorme interpretación de Anthony Hopkins (Que repite con Stone tras su colaboración en Nixon) le otorga la carga épica necesaria que además el cineasta se preocupa en mostrar en pequeños momentos a lo largo del metraje como aquel en que Alejandro conoce y doma a su caballo bucéfalo delante de su padre y todos los presentes siendo un niño, la entrada triunfal en Babilonia, la estrategia de la caballería en la batalla de Gaugamela y que se acentúa sobretodo en su parte final, durante la batalla en la india contra los elefantes en la que Stone vuelve a sacar el nervio visual tan admirado/odiado en términos de planificación-montaje-resolución de Un domingo cualquiera. En ese instante nos viene a la memoria el Oliver Stone más auténtico donde se esfuerza en mostrar a Alejandro como la figura mitológica más cercana a un dios que conocemos hoy en día que al hombre que hemos acompañado el resto de la película.

    Sin duda alguna lo más interesante de la función es la valentía con la que el artífice de J.F.K. aborda ciertos temas prohibitivos en una producción de este estilo. En la película la homosexualidad de Alejandro no está sugerida brevemente, aunque si bien es cierto que no se nos muestra ningún beso ni declaración de amor, el espectador más inocente es capaz de desentrañar los sentimientos de Alejandro hacia Hefestión y hacia ciertos esclavos persas donde la sutileza de Stone se convierte en un arte, no una válvula de escape para ocultar lo obvio. El pulso del director para orquestar una película de tres horas de duración que pasan como un suspiro y sobretodo la complicidad del reparto que se erige en lo mejor de todo el largometraje levantan una película complicada por lo ambicioso de su propuesta y su variedad de interpretaciones y soluciones.

    Desde la ya comentada magnífica interpretación de Hopkins, pasando por la agradecida recreación de Val Kilmer como el rey Filipo, que dota a su personaje de una carga tierna a la par que autoritaria con su pueblo y sus costumbres y decisiones que humaniza un papel que podía haber caído en la sobreactuación, todo lo contrario de lo que ocurre con Jared Leto quien la insuficiente profundidad de su papel juega en su contra o la entrañable presencia de Cristopher Plummer dando vida al mítico Aristóteles en una intervención tan breve que resulta casi absurda. En este apartado el gato al agua se lo llevan Angelina Jolie y Colin Farell. Por una parte, la actriz que da vida a la madre de Alejandro le pone ganas en un papel digno de lucirse para cualquier actriz y que Jolie no duda en aprovechar para convertirse en una femme fatal de la antigüedad que habría amilanado a la mismísima Marlene Dietrich, rodeada de serpientes, intriga y morbo en cada aparición haciendo gala de una belleza espectacular digna de una amazona, capaz de hacer enmudecer a la sala cuando aparece y que haría replantear a más de uno y una su orientación sexual. Ella es sin duda alguna la Magna y sólo por verla ya vale la pena pagar la entrada. El problema radica en que mientras que es creíble cuando Alejandro es un niño, al ejercer de contrapunto de su hijo adulto empieza a chirriar porque uno se da cuenta de lo más que improbable de la situación.

    Apartado aparte merece Colin Farell quien brinda una esforzadísima interpretación del rey Macedonio. Farell realiza un tour de force siendo capaz de cargar con el peso de toda la película saliendo airoso de la magna tarea de mostrar toda la parte más humana y dubitativa de Alejandro al que Stone parece empujarle siempre sin dejar de lado la gran prestancia del personaje unida a una gran presencia heroica y turbadora del que sin duda fue una de las figuras más representativas de nuestra historia.

    A pesar que en algunos momentos no se produzca la empatía necesaria con el público y que haya algunos aspectos del guión que han sido magnificados o reducidos, temas que no gusten, interpretaciones criticables y puntos de vista históricos discutibles, la sinceridad, belleza y personalidad que desprende Alexander es una rara avis dentro de cualquier tipo de superproducción épica que verse sobre un personaje histórico, aunque no es de extrañar si nos fijamos en quien la firma. Resulta cómico que la película más fiel sobre una de las personalidades más controvertidas de la historia haya sido dirigida por uno de los cineastas más controvertidos del cine norteamericano, protagonizada por una de las estrellas más controvertidas de la industria de Hollywood y producida por la industria menos controvertida, más conservadora y menos arriesgada de la cinematografía mundial. Paradojas del cine.
    Por Emilio Mtez.-Borso


    sumario
    portada
    topcine 2005
    archivo críticas

    EEUU., 2004.T.O.: "Alexander". Director: Oliver Stone.Guión: Laeta Kalogridis, Cristopher Kyle y Oliver Stone. Productores: Iain Smith y Thomas Schühly, Oliver Stone y Jon Kilik y Moritz Borman. Fotografía: Rodrigo Prieto Música: Vangelis. Montaje: Yann Hervé, Alex Marquez, Thomas J. Nordberg, Gladys Joujou. Dirección artística: Jan Roelfs. Duración: 175 min. >Intérpretes: Colin Farrell (Alejandro), Angelina Jolie (Olympia), Val Kilmer (Filipo), Jared Leto (Hefestión), Rosario Dawson (Roxana), Anthony Hopkins (Ptolomeo anciano), Christopher Plummer (Aristóteles), Elliott Cowan (Joven Ptolomeo), Connor Paolo (Joven Alejandro).








     
    .
64 replies since 18/11/2004, 20:26   2017 views
  Share  
.